Mi sono riempita il comodino di libri da leggere. In questo periodo non riesco a leggerne uno per volta, ho bisogno di diversificare i pensieri. Mi era già capitato altre volte, ma il mio massimo era stato di due libri contemporaneamente ( o forse tre…). Ora, invece, sono 4. Già so che arriverà il momento in cui mi concentrerò su un solo libro per volta, ma per il momento ho bisogno di fare così. Prendo qualcosa da ciascuno e mi impegno ad alimentare il “pensiero positivo”.
Credo che il “pensiero positivo”, che a sua volta genera luce ed “energia positiva”, vada allenato come un muscolo. La corsa mi serve per il corpo, e i libri per la mente.
Il mio proposito è quello di riuscire a concentrarmi su pensieri più “leggere”. Leggeri, non stupidi o superficiali. E’ bene precisarlo, perché spesso il significato di “leggero” viene frainteso.
Ci pensavo da giorni a questa cosa – al pensiero positivo – mentre mi giravo e rigiravo (in modo inconsapevole o con consapevole masochismo?) in canzoni “cupe” e pensieri “cupi”, come si fa con una fettina di petto di pollo che prima la si passa nell’uovo e poi nel pangrattato. E poi la si frigge. E io mi friggevo in pensieri fissi e asfissianti. Triti e ritriti. Sempre gli stessi. Come se fossero stati incollati alle pareti del mio cervello. Come se fossero stati la tappezzeria del mio cervello.
Così, ieri mattina, mentre cambiavo le lenzuola al letto, riflettevo su come mi avesse fatto bene ascoltare della musica più “allegra” il giorno prima. Quanto mi fossi sentita leggera nel sentire il sole sulla faccia, mentre camminavo spensierata, mano nella mano con Giuseppe, per le vie di Bari. Pensavo a quanto mi fosse sembrata buona quella birra bevuta al ristorante greco, anche se non era fredda come la desideravo, e a come mi fosse sembrato altrettanto buono quel pita Gyros pieno di tzatziki e patatine fritte, anche se non era caldo come lo avrei voluto.
Piccole cose, come il primo pranzo in veranda della stagione o il fucsia delle petunie che spicca tra i rami della vite canadese. Piccole cose, ma illuminanti. Per me sono state la prova empirica di quel che sostenevo da tempo, e cioè che abbiamo noi il controllo dei pensieri e che i pensieri condizionano l’umore e che i pensieri, come l’umore, vanno allenati. E il tipo di allenamento, per essere efficace, va diversificato. E’ risaputo. I pensieri si possono filtrare, e bisogna imparare a farlo. E’ solo questione di esercizio.
Certe volte sembra come se il cervello si atrofizzasse e anche nei momenti in cui “quel pensiero” non è presente, se lo va a richiamare. Come se fosse un’abitudine o un dovere. Però, così come li alimentiamo – i pensieri – rendendoli talvolta ossessivi, possiamo anche riuscire nell’operazione inversa di stemperarli e disinnescarli.
Parafrasando la Gamberale, i pensieri ossessivi non se la prendono se li si trascura, anzi, trascurarli è l’unico modo per liberarsene, per lavarli via. Per farli scivolare via come l’acqua calda che ci accarezza la pelle mentre ci facciamo la doccia. Quell’acqua ci tocca, certo, ma non ci resta incollata addosso. Scivola via.
E’ questo quel che voglio riuscire a fare, lavare via tutto ciò che non mi serve e che è inutile. Voglio lavar via per sentirmi più leggera di testa, di cuore e di anima.
Non dico che bisogna prendersi in giro e fingere di stare come non si sta, però, stare meglio si può e io l’ho provato. L’ho sperimentato. Bisogna “semplicemente” smetterla di tenere in un angolo i pensieri positivi e le cose belle. Bisogna portarle alla luce e dargli il giusto valore. Bisogna “solo” disintossicarsi, e per farlo bisogna affrontare e superare le crisi di astinenza, un piccolo passo alla volta. Bisogna tenere a mente che tutte le volte che ci si ricade dentro, sarà più difficile uscirne, pertanto all’inizio bisogna dare un bel colpo di reni e insistere. Insistere e resistere più che si può.
Bisogna rinnovare quella tappezzeria e certe volte, basta davvero poco. Bisogna solo trovare la forza di iniziare e la costanza di continuare. Piccoli gesti, piccoli passi che uno dopo l’altro ci porteranno a scardinare le abitudini inutili e nocive e allora sì che ci renderemo conto di come si stia meglio senza. O di quanto inutili e vuote fossero.
Molti fumatori, quando decidono di smettere, dicono che ciò che gli manca di più non è la sigaretta in sé, ma la gestualità. Ecco, bisogna “imparare” pensieri nuovi, come si fa con i gesti. Pensieri che ci facciano stare bene.
All’inizio ci sembrerà difficile, ma poi, ci verrà spontaneo e naturale. Il premio finale saremo noi stessi e la nostra rinnovata serenità. Dobbiamo darci valore da soli e non delegare questo compito agli altri. E se c’è qualcuno a cui non andiamo a genio, ciccia, ce ne faremo una ragione. Ce ne sono tante altre che ci vedono davvero e che ci apprezzano per quel che siamo e per come siamo.
Tutto scorre -pánta rheî – si cambia, si guarisce, si va avanti, si vincono le battaglie, ma si accettano anche le sconfitte. Che poi, non tutte le sconfitte sono vere sconfitte. Certe volte quelle sconfitte, a guardarle bene, possono trasformarsi nelle nostre vittorie più grandi. Come il lasciar andare…il saper dire “è sufficiente così“.
Alla fine, tutto va come deve andare. Sono davvero poche le cose che dipendono da noi, o meglio, quelle che dipendono esclusivamente da noi. Quindi, almeno quelle, cerchiamo di spingerle verso la luce. Io mi voglio impegnare, perché i miei occhi mi piacciono molto di più quando sorridono.
Non voglio rinnegare il mio lato crepuscolare, non potrei mai, fa parte di me, ma ne ho anche uno solare che è bellissimo ed emana una luce forte e intensa. Quella luce è la mia forza. Quella luce è un faro. E io, ora, mi voglio concentrare soprattutto su quella, perché sento di averla trascurata un po’.
Certe volte ci si perde ma poi, fortunatamente, ci si ritrova e si scopre – riscopre di avere dentro una forza esplosiva. Una forza che ci tiene e ci sostiene nei momenti più difficili. Quella stessa forza che ci aiuta ad accettare le cose per quelle che sono e che ci dà la spinta per andare oltre e superarle. Quella forza che diventa ancora più intensa e determinante se è alimentata dai pensieri giusti.
E alla luce di tutto questo, penso che non sia un caso se vi lascio la ricetta di un dolce semplice e allo stesso tempo tradizionale. Un dolce di quelli che sanno coccolare sempre e che sono lo specchio della forza, della delicatezza e della passione. La forza è rappresentata dall’involucro di pasta frolla, che pur essendo friabile, sa tenere e proteggere la crema pasticciera. La crema pasticciera, liscia e setosa, è la delicatezza mista alla dolcezza. Le fragole, sono la passione. Sono dei piccoli cuori pieni d’amore che battono forte e non si arrendono mai, nonostante tutto.
E’ così che mi sento oggi, come questa crostata con crema pasticciera, fragole e pistacchi :)
Buon inizio settimana! Vi lascio in compagnia dei Village Trouble e della loro “Nobody told me“, sarà, ma a me, questa canzone, mi fa stare bene. E concedetemi di usare “a me mi” ;)
Per uno stampo da crostata con fondo amovibile con diametro da 24 cm
- Per la pasta frolla al pistacchio
- 260 gr di farina 00
- 40 gr di farina di pistacchi
- 135 gr di burro leggermente salato
- 70 gr di zucchero a velo
- 2 tuorli (da uova medie)
- la scorza grattugiata di mezzo limone
- Per la crema pasicciera
- 300 ml di latte parzialmente scremato o intero
- 200 ml di panna fresca
- 120 gr di zucchero extra-fine
- 40 gr di maizena
- 5 tuorli (da uova medie)
- 1 limone
- Per completare
- 500 gr di fragole
- 1 cucchiaio di zucchero a velo
- q.b. di pistacchi e a piacere scorza di limone grattugiata
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Per la frolla mettete tutti gli ingredienti nella planetaria e lavorateli alla prima/seconda velocità, con il gancio a foglia, fino a quando non staranno insieme a formare una palla. Compattate l'impasto con le mani, avvolgetelo in un foglio di pellicola o alluminio e trasferite in frigo per un'oretta.
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Per la crema, mettete in un pentolino il latte, la panna e la scorza di limone, portate a ebollizione e spegnete.
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Montate i tuorli e lo zucchero a nastro, con le fruste (meglio se elettriche), fino a farli diventare chiari e densi, aggiungete la maizena e montate ancora.
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Aggiungete il latte (ancora bollente) alle uova, mescolate bene, trasferite in una pentola, ponete su fiamma medio bassa e fate addensare, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Fate particolare attenzione ai bordi e al fondo, grattate bene onde evitare che la crema si attacchi.
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Trasferite la crema in una ciotola, coprite la superficie con un foglio di pellicola (dovrà aderire perfettamente alla crema) e fate raffreddare completamente.
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Accendete il forno a 180° modalità statica e imburrate e infarinate lo stampo.
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Stendete la frolla su un piano leggermente infarinato a uno spessore di circa 4 millimetri e trasferitelo nello stampo. Livellate bene, eliminando gli eccessi di pasta, bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta, adagiate sulla superficie un foglio di carta forno e sopra dei legumi secchi o "fagioli" di ceramica. Infornate per circa 20 minuti. Sfornate, eliminate la carta forno e i legumi e completate la cottura per altri 10 minuti circa. Sfornate a fate raffreddare completamente.
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Farcite l'involucro di pasta sfoglia con la crema, distribuitela e livellatela bene, coprite con alluminio e trasferite in frigo fino al momento di servire.
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Lavate le fragole, privatele del picciolo, tagliatele a metà e conditele con un cucchiaio di zucchero a velo. Decorate la crostata, e completate con i pistacchi tritati grossolanamente e la scorza di limone grattugiata.
Vi suggerisco di preparare le fragole e di decorare la crostata subito prima di servire il dolce così i frutti risulteranno sodi e freschi.
Se preferite una crema meno dolce, riducete lo zucchero a 100 gr, se la preferite più dolce, non superate i 150 gr. Comunque, a mio avviso, così è perfetta.
14 Comments
Concordo in pieno col tuo ragionamento. È un percorso che ho sperimentato tanto tempo fa e quando avrai imparato bene, ti garantisco che si vive molto meglio. Di questa crostata cosa vuoi dire? Una vera goduria, semplice tanto golosa. Un abbraccio amica mia, buona settimana
In questi giorni mi sento leggera e anche se certe volte la malinconia arriva a fare capolino io l’abbraccio, perché mi fa tenerezza, esattamente come me ne faccio io certe volte :) Bacino Terry :*
Direi che adesso la play list di You tube spazierà dallo Zecchino d’Oro alla macarena, passando per “Felicità”, ahaha! Battute a parte, la positività si può irradiare e parte da noi, spesso… perchè è un atteggiamento che assumiamo nei confronti delle cose, come indossare un vestito che ci rende più belle… è una scelta, precisa e consapevole, come affermare ad alta voce “voglio stare bene” e si fa in modo che sia così! Certo, non tutto si può pilotare, ma una spintarella aiuta… :-) Ha ragione Terry, è un percorso… e noi siamo abituate a camminare (io) e a correre (tu), a viaggiare fuori e dentro e a decidere la direzione… adesso vorrei puntare dritto al tuo tavolo, non solo per respirare quella luce di aprile ma anche – e soprattutto! – per assaggiare la tua torta che attira per la sua semplicità elegante, senza far rumore… dice quello che ha dire mostrandosi come è, restando se stessa… e per questo è buona e vale.
E’ un percorso, certe volte ad ostacoli, ma forse è anche giusto che sia così, perché ad ogni ostacolo si imparano e si capiscono cose. Superato ogni ostacolo ci si sente più leggeri, anche se mentre si sta lì a mezz’aria sembra di avere zavorre attaccate alle caviglie. Io voglio stare bene e me lo merito. Ecco :)
le foto sono bellissime, il dolce così semplice e meraviglioso pure.
i pensieri positivi vanno allenati: SI
i nostri lati oscuri vanno lasciati in un cantuccio, sempre, o quasi. tanto ci sono. è come la vocina che ti dice che tanto non ce la farai a fare quella cosa, che è solo un sogno e che farai una figura pessima davanti a tutte le tue persone….. ma invece noi dobbiamo ascoltare il nostro cuore e andare avanti, scacciare quella piccola insignificante ridicola vocina che vorrebbe la nostra sconfitta e non la nostra vittoria.
il vecchio detto VOLERE E’ POTERE, è semplice, lineare ma di una potenza incredibile.
io lo so che se voglio una cosa mi devo muovere per ottenerla e pensare che si, ce la farò.
faticoso? ENORMEMENTE faticoso. difficile? SI, TANTO difficile. impossibile? NIENTE E’ IMPOSSIBILE SE LO VUOI VERAMENTE (nei limiti del consentito)
sei una stella Mary e io sono contenta di averti trovato e di poterti vedere.
E’ tutto difficile…tutto. Perlomeno, saranno le congiunzioni astrali che mi riguardano, ma io mi sono sempre dovuta sudare tutto. Sono quella del “per me sempre e solo il meglio”, in senso ironico, ovviamente. Ma va bene così. Sandra, ti ringrazio per le tue parole…sono una vera coccola. Arrivano nel momento giusto :*
Questa voglia di leggerezza serve e non a caso ti capita proprio con il risveglio della natura. Goditi questo momento senza troppe riflessioni ma in tutta la sua semplicità!
Fantastica ricetta che racchiude le tue emozioni primaverili <3
I campi pieni di papaveri, poi, sono una botta di vita :) Un abbraccio e grazie :*
Benissimo, ti sento ispiratissima! Anche io mi sento così ultimamente, do il merito anche al sole ma non solo. Per allenare il pensiero positivo io da un mese a questa parte ho cominciato a tenere un diario della gratitudine: è un allenamento anche questo, infatti all’inizio non sapevo chi o cosa ringraziare, a parte me o Alli, ma piano piano, nelle piccole trove, trovo qualcosa che spicca. Uso i disegni, perché penso che a scrivere frasi intere mi sentirei scema, ma va bene il pensiero ;o)
E anche io non rinuncerò mai alla mia vena malinconica, altrimenti i momenti belli hanno poco valore, sono banali, ma così, quando esco dal tunnel, uau che emozione! E comunque io mi crogiolo abbastanza volentieri nel tunnel malinconico ;)
Anche la tua crostata è una forza, come te, io aspetterò un pochino… che le nostre fragoline siano pronte! Oggi ne abbiamo vista una minuscola, cominciano! Sono sommerse dalle erbacce ma non si lasciano spaventare, anzi sono cresciute tantissimo :D
Buon fine settimana, immagino con ponte, lunghissimo, soleggiato e positivo cara Mary, sorridere è proprio bello! :o)
Il sole fa, eccome se fa. La luce è energia positiva, pertanto è certo che influisca in modo positivo sull’umore. Per quanto riguarda il diario della gratitudine, sai che stavo pensando di iniziarlo anche io? C’è un quadernone rosso, che mi guarda tutti i giorni e che sembra chiamarmi…chissà, magari domani potrebbe essere il giorno giusto per iniziarlo :)
La vena malinconica ci appartiene, è parte di noi e anche io non vi rinuncerà mai. L’importante, alla fine, è riuscire a trovare un equilibrio che sia nostro e che ci faccia stare bene, sia nel lato solare che in quello crepuscolare. E anche quando si mescolano tra loro :)
Un abbraccio Elle e buona domenica a te e Alli! A presto :*
Sì, sono anche io del parere che il sole, le belle giornate di primavera, i fiori e le piante, la vita che ricomincia, dopo i rigori dell’inverno, siano un vero toccasana … certo, come dice la mia dolce metà sopra, se non ci fosse stato l’inverno, non potremmo apprezzare appieno la primavera. E allora ben vengano entrambe.
p.s.
bello e interessante il tuo dolce, a vederlo pare di sentirne il gusto
Esatto, che ben vengano entrambe, come i moti dell’anima e tutti gli stati d’animo esistenti :) Un abbraccio Alli e grazie :*
Oh Mary…mi sono persa nelle tue parole. Persa non nel senso di smarrimento, ma è come se mi sentissi rapita da una forza propositiva e positiva, dalla quale non si ha scampo. Arrivi sempre in tempo tu. Questa sera mi sono seduta davanti al pc, per leggere qualche amica che nei giorni scorsi non avevo potuto leggere e decido di partire da te e dalla tua crostata meravigliosa. Le tue parole mi indicano una strada, che conoscevo già, ma che in questo periodo avevo un po’ abbandonato per percorsi più tortuosi e cupi. “Alla fine tutto va come deve andare”. Mio suocero diceva proprio così, usando le stesse tue parole e aveva ragione. Poche cose si possono cambiare, non si può piacere a tutti, non tutte le battaglie si vincono, ma il nostro atteggiamento può cambiare la percezione che abbiamo di noi e di ciò che viviamo. Grazie tesoro, per questo bellissimo post e per questo dolce incantevole.
Bacio grande,
Mary
E’ così, alla fine va tutto come deve andare. Non ci sono cazzi, e scusami per l’espressione colorita. Certo, possiamo sbatterci, impegnarci, piangere, disperarci o ridere…ma le cose vanno esattamente come devono e il più delle volte sfuggono al nostro controllo. Il segreto è imparare ad accettare… Imparare ad accettare, per quanto duro e difficile sia, è la vera svolta. E’ la vera vittoria. Io, tante cose le ho accettate… alcune anche molto importanti. Su altre ci sto lavorando, ma so che ce la posso fare. So che è questione di tempo e soprattutto di prospettiva. Ti abbraccio e grazie a te per i tuoi commenti intimi e appassionati <3