La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé.
Oscar Wilde
Credo che ciascuno di noi possegga una propria COMFORT ZONE, anzi, se è per questo, credo che ciascuno di noi ne possegga più di una, a seconda delle varie sfere della vita che prendiamo in considerazione. La COMFORT ZONE, per intenderci, è soprattutto una questione mentale e ha a che fare con tutto ciò che ci fa sentire a nostro agio. Tutto ciò che ci risuona come familiare e confortevole, appunto. Una sorta di zona protetta, in cui ci sentiamo di muoverci con scioltezza, senza che ansie, paure e timori prendano il sopravvento.
Anche in cucina possediamo una nostra COMFORT ZONE, e non importa se ce la caviamo egregiamente un po’ con tutto, ma c’è sempre un qualcosa che ci crea più piacere. Un ingrediente, una “ricettina” o magari una preparazione che ci solletica i ricordi e il cuore.
Per dire, preparare una torta di mele mi procura tutte le volte una forte suggestione, idem la confettura di mele cotogne, la pasta al forno e tutto ciò che ha a che fare con la farina. Dal pane, alla focaccia, alla pizza, al pan brioche, alla pasta fatta in casa e affini.
Ecco, la farina (e tutto ciò che da lei può nascere) è indubbiamente una delle mie COMFORT ZONE. La sua consistenza e il suo odore mi riportano inevitabilmente alla mia infanzia. È quasi un pensiero incondizionato. In fin dei conti, ho trascorso con mia nonna Maria tantissimo tempo e lei non era di certo una che se ne stava con le mani in mano. Il tavoliere (l’asse di legno che utilizzava per spianare il pane) era sempre a portata di mano. Ogni occasione era buona per preparare qualcosa.
Nelle braccia aveva una forza incredibile. L’ho vista impastare a mano chili e chili di farina. La planetaria non sapeva nemmeno cosa fosse… E il suo impasto non era mica morbido e idratato come quello che preparo io oggi. Ricordo i suoi movimenti energici e cadenzati, indispensabili per tenere a bada tutta quella massa di pasta nervosa e tenace. Ricordo alla perfezione il modo in cui stendeva la focaccia nella teglia di ferro (che custodisco gelosamente), con tanto, tantissimo olio. Lei aveva un’abitudine tutta sua, quella incidere la superficie dell’impasto con un coltello, lo porzionava in tanti quadrati e poi, al centro di ciascuno metteva mezzo pomodorino e giù di origano, sale e un altro bel giro d’olio. Per non parlare delle teglie piene di pagnotte di pane da mezzo chilo (che regalava un po’ a tutti) e anche di dolci tipici di ogni tipo, dalle scarcelle, alle sfogliatelle, alle spumette e via dicendo (il tipo di dolce variava in funzione dalla festività in arrivo, ovviamente), che mio nonno Ciccillo, pazientemente, portava a cuocere nel forno a legna di “Rastridd” (termine dialettale che significa “rastrello”, in questo caso utilizzato come soprannome).
E che dire della pasta fresca… La domenica mattina, e spesso anche durante la settimana, era una pioggia di orecchiette, stracinati e cavatelli. Le orecchiette erano destinate al sugo con involtini e biancostato della domenica; gli strascinati, invece, bianchi o di grano bruciato, accompagnavano spesso le cime di rapa o magari il sugo con le polpette di uova, che preparava il giovedì; mentre i cavatelli erano un must per la zuppa di ceci e fagioli. Era una macchina da guerra la nonna Maria e mi ha insegnato tantissime cose…
Mi mettevo accanto a lei, con il mio piccolo tavoliere, e la imitavo. La soddisfazione più grande era quella che provavo quando vedevo la pasta preparata da me, mescolarsi a quella fatta da lei. Significava che ero stata brava e che avevo fatto un buon lavoro. Lei non era una creativa, in cucina aveva un repertorio piuttosto limitato, ma quelle poche cose, dal mio punto di vista, le sapeva fare davvero bene. O perlomeno, a me sembravano buonissime…
Così, ancora oggi, come allora, nonostante l’esperienza e la manualità siano abbondantemente acquisite, mi compiaccio sempre nel vedere un vassoio pieno di pasta fresca appena fatta, o un pane appena sfornato, perfettamente alveolato. Mentre il suo era molto diverso, perché presentava una mollica piuttosto spessa e compatta, color crema, saporita e profumata (lei usava solo ed esclusivamente la semola di grano duro rimacinata). Adoravo inzuppare il suo pane nel latte e caffè della prima colazione, così come adoravo quando lei me lo condiva con pomodoro, sale, olio e origano, per la merenda del pomeriggio. Prima di condire la fetta di pane, aveva l’abitudine di bagnarla appena sotto l’acqua corrente. Cosa che certe volte faccio ancora io, oggi. Quando sento il bisogno di ritrovare i suoi sapori…
Provo un piacere particolare nel tenere le mani in pasta. Uno stato di benessere che mi porta a dire, tutte le santissime volte, che dovrei dedicarmi più spesso alla pasta fatta in casa (e non solo), perché mi regala sempre grandissime soddisfazioni e poi, mi credete se vi dico che non ci ho messo davvero pochissimo a preparare questi bellissimi e buonissimi ravioli?
Me ne sono letteralmente innamorata… merito di quella sfoglia colorata e liscia come il velluto, perfetta al morso, che custodisce un ripieno saporito e profumato. Per non parlare del condimento, semplice ma ideale per esaltare il gusto di questi ravioli-gioiello.
Nelle note vi ho lasciato alcune indicazioni, compreso un piccolo “trucchetto” per preservare il più possibile il colore dei ravioli in cottura.
Bene, penso sia tutto. Vi abbraccio e vi auguro una buonissima settimana!
A presto, prestissimo!
M. 🍂





Per 27/28 ravioli
- Per la pasta
- 100 gr di farina 0
- 1 uovo grande
- 1 pizzico di sale
- 1 cucchiaino di olio evo
- 1 cucchiaio colmo di polvere di barbabietola
- 1 o 2 cucchiai d'acqua
- Per il ripieno
- 110 gr di spinacini baby
- 200 gr di ricotta di mucca
- 100 gr di robiola
- 2 cucchiai di grana padano grattugiato
- 1 cucchiaino di miele d'acacia
- 1/2 limone bio (la scorza grattugiata)
- 2 pizzichi di sale
- q.b. di pepe
- Per condire
- Burro chiarificato, mix di frutta secca (pinoli, noci, nocciole, mandorle), mix di erbe aromatiche (timo, rosmarino, prezzemolo, basilico), la scorza di mezzo limone, 1 spicchio d'aglio, 1 piccolo peperoncino
- q.b. grana padano grattugiato
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Ponete gli ingredienti per l'impasto nella planetaria (abbiate cura di setacciare la farina e la polvere di barbabietola) e lavorate alla seconda/terza velocità fino ad ottenere una palla. Avvolgetela con della pellicola e lasciate riposare per un'ora. (Non mettete subito i due cucchiai d'acqua, accertatevi che sia l'impasto a richiederli)
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Fate appassire gli spinaci in una padella antiaderente chiusa ermeticamente con un coperchio. Strizzateli benissimo e sminuzzateli finemente.
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Mescolate la ricotta con la robiola, miele, sale, pepe, grana padano grattugiato, scorza di limone e spinaci. Trasferite la crema nella sac à poche e tenete in frigo fino al momento dell'utilizzo.
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Dividete l'impasto in tre/quattro pezzi, stendetene un pezzo per volta, così da non far seccare la pasta. Io ho utilizzato la sfogliatrice impostata con spessore 6. Distribuite il ripieno sulla striscia di pasta, formando dei mucchietti della dimensione di una noce piccola. Richiudetela su se stessa, pizzicate la pasta tra un ripieno e l'altro, così da far uscire l'aria, eliminate l'eccesso di pasta e poi tagliate i ravioli, aiutandovi con una rondella. Riutilizzate i ritagli, stendendoli nuovamente con il pezzetto di pasta successivo. (Vi lascio nelle note il link a un video, affinché possiate vedere come formare i ravioli nel modo corretto)
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Ponete in un mortaio il mix di frutta secca, il mix di erbe aromatiche, la scorza grattugiata di mezzo limone, 1 spicchio d'aglio, 1 piccolo peperoncino e pestate tutto in modo grossolano.
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Mettete in un'ampia padella antiaderente una dose generosa di burro chiarificato, non appena sciolto aggiungete il composto di erbe e frutta secca e fate tostare. Cuocete i ravioli in acqua salata addizionata con il succo di mezzo limone (vi servirà a preservare il più possibile il colore dei ravioli), tirateli su con la schiumarola e saltateli in padella, aggiungendo un mestolino di acqua di cottura. Trasferite nei piatti di portata e servite con grana padano grattugiato.
- La polvere di barbabietole l'ho acquistata QUI, un sito fornitissimo, dove poter trovare tantissime spezie di tutti i tipi.
- Gli spinaci baby che ho utilizzato, sono quelli della Bonduelle (vaschetta da 110 gr)
- Tutorial per formare i ravioli, QUI.
- Se non avete il burro chiarificato, potete usarne uno normale, fate solo attenzione a non bruciarlo.








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2 Comments
Grazie per questi splendidi ricordi!
Preziosa questa ricetta…deve essere sublime!
A me è piaciuta davvero tanto! Una goduria! Baci <3