“Si chiama Amore ogni superiorità,
ogni capacità di comprensione,
ogni capacità di sorridere nel dolore.
Amore per noi stessi e per il nostro destino,
affettuosa adesione
a ciò che l’Imperscrutabile
vuole fare di noi
anche quando
non siamo ancora in grado di vederlo
e di comprenderlo.”
Sull’Amore – Herman Hesse
Cara Marina,
ci sono viaggi che non vorresti fare mai, come quello che in questo momento mi sta portando a Milano da te. Il fatto è che questa volta non sarà come le altre volte. Non aspetterai me e Mamma a casa tua, affacciata alla ringhiera delle scale. Non ci accoglierai con il tuo solito sorriso…non ti sentirò esclamare: “Uhè Mary! Quanto sei bella!”. Non ci perderemo nelle solite chiacchiere, nelle confidenze e nel desiderio di non sprecare nemmeno un secondo del poco tempo insieme.
Perché ogni volta che ci si vedeva era un gioco al recupero, ricordi?
Il fatto è che io ancora non ci credo che tu non ci sia più. Lo so che potrà sembrarti banale, una frase fatta, scontata…ma a me questo sembra un incubo.
Tu e la parola “morte” nella stessa frase non ci potete stare. E’ un ossimoro.
Tu sei l’antitesi della morte. Tu sei la vita, Marina.
Faccio fatica a trovare le parole da dedicarti, è che in realtà vorrei urlare. Vorrei piangere. Vorrei correre. Invece sono seduta su questo treno che mi sta portando da te, con l’aria condizionata a palla che mi sta facendo gelare anche le ossa e un misto di tristezza, rabbia e impotenza che non riesco a contenere.
Quando sarò da te mi vedrai? Lo sentirai che ci sono? Lo sentirai ancora che ti amo?
Cara Marina, perché quando le persone che amiamo ci lasciano è sempre fortissima la sensazione di non aver preso abbastanza? Di non aver dato abbastanza…Perché non ci sentiamo mai sazi delle persone che amiamo?
Ho gli occhi pieni di ricordi…il suono della sua voce, la tua ironia, la tua forza, la tua allegria, la tua follia, la tua arte, il tuo essere sempre pignola e sopra le righe.
Il fatto è che tu sei tu e il vuoto che lasci è immenso.
I disegni fatti a tempera, i balletti improvvisati, le canzoni cantate a squarciagola, le cene organizzate all’ultimo minuto per festeggiare chissà quale strana ricorrenza, le fette di pane spalmate con il latte condensato e servite come dessert, i nodi che ti facevi ovunque per la paura di scordarti le cose…
Sei un pezzo della mia vita tu, dei miei ricordi più belli, di me stessa…
Tu mi hai arricchita, mi hai fatta sentire leggera, bambina e spensierata.
Probabilmente le mie parole non ti renderanno giustizia…ma credimi, sono scritte con il cuore.
Un cuore che ti ama e che ti ricorderà per sempre.
Ora cerco di starmene qui buona buona…mancano ancora 4 ore alla fine di questo lungo viaggio. Il mare ogni tanto mi fa compagnia, così come i miei pensieri, la musica che ascolto e un senso di solitudine che non riesco a mandare via…eppure non sono sola. So di non esserlo.
Davanti a me un tramonto tutto rosa…rosa come la tua 600. Quella 600 tutta cicciosa in cui “stipavi” mia mamma, me e le tue meravigliose figlie, Barbara e Silvia, quando eravamo piccole. Quella 600 che ci portava a teatro, al parco, a mangiare al cinese, alla festa de l’Unità e ovunque.
Tu e mamma ci avete cresciute bene, siamo state fortunate ad avervi come esempio. Due mamme mai scontate, mai banali…due mamme che ci hanno trasmesso valori, senso critico, sensibilità e amore. Mamma ( la tua amata Teresa, la tua amica di sempre) ti piange con me…
Ciao Marina cara…
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