Frammenti di vita

Perché Liverpool non è solo Beatles

22 Ottobre 2018

Pare che i nostri occhi mantengano sempre la stessa grandezza, dalla nascita fino alla morte.
S’ingrossa il cuore, i capelli crescono, i muscoli si gonfiano, le gambe si allungano. Gli occhi invece no.
Quel che si modifica, nel corso della vita, è il nostro sguardo.
Cresce con ciò che scegliamo di metterci dentro,

si allarga quando prestiamo attenzione, si restringe con l’indifferenza.
La pupilla, per esempio, si dilata del cinquanta per cento
di fronte a chi amiamo, come per far passare più luce.
Si riduce quando siamo spaventati, o proviamo disgusto.

Uno sguardo può contenere, escludere, accogliere, respingere.
Proprio come un paio di mani, la vignetta di un fumetto, l’inquadratura di una foto.
Per questo è importante verso cosa lo punti, il fuoco che scegli,
l’attimo decisivo che illumina la vita e la trasforma in racconto.
Matteo Bussola | La vita fino a te

Le poche righe che introducono il mio post, non le ho scelte a caso, anzi! Mi sono apparse come una visione davanti agli occhi, nel momento esatto in cui ho cominciato a scriverlo. Sono l’incipit del libro che ho iniziato a leggere in aereo, proprio mentre volavo verso Liverpool e con il senno di poi, alla luce di tutto ciò che ho vissuto – soprattutto visto e provato  – in quella manciata di giorni di inizio ottobre, direi che queste parole, risultano assolutamente perfette. E forse, non è un caso nemmeno il fatto che io abbia deciso di lasciare a casa il libro che stavo già leggendo, per portarmi dietro proprio questo di Bussola, che abitava nella mia libreria da qualche mese.

Inutile negarlo, con Liverpool è stato amore a prima vista. Non so dire cosa sia scattato fin da subito, ma durante il tragitto in autobus, quando stavamo attraversando tutta la zona periferica per raggiungere l’hotel in centro, mi guardavo attorno e sorridevo compiaciuta. Verde ovunque e tanti colori che dominavano dappertutto, creando contrasti esplosivi con il cielo grigio.

Già, perché Liverpool mi ha accolta con un cielo grigio e stropicciato, assai simile a un lenzuolo di taffetà pieno di pieghe e riflessi. Il cielo grigio è stato una costante, ma dalle sue pieghe, non è mai scesa nemmeno una goccia d’acqua. E mi è parso quasi un miracolo. Anzi, forse lo è stato, vista la stagione.

L’ultimo giorno è anche uscito il sole. Un sole caldo e dorato che pareva galleggiare in un cielo azzurro e terso, che però ha un po’ cambiato i connotati della città, smorzando quei contrasti e giochi di colore che sembrano essere stati pensati apposta per intonarsi al grigio del cielo.

L’aria era piacevolmente pungente, sempre. La sentivo fredda sulle guance, e attraverso gli strappi dei miei jeans. E’ a Liverpool che ho fatto il mio primo assaggio d’autunno.

Liverpool è una città che ride. Non so se riuscirò a spiegarmi bene, ma la sensazione che ho avuto è stata proprio questa. La gente, attorno, pareva felice, allegra e spensierata. Tutti un po’ alticci, ma in modo simpatico, non molesto e immersi nella musica che risuonava in ogni angolo della città: nei locali, fuori, per le vie del centro e anche in quelle più defilate. L’allegria la senti, c’è poco da fare. La percepisci. La leggi sui volti della gente, nei loro occhi. (Gli occhi). E’ come un profumo che inebria e ti stordisce.

Tanti artisti di strada bravissimi, che non potevi fare a meno di fermarti ad ascoltare, perché avevano tutti una capacità non indifferente di centrare proprio quella canzone lì che avevi voglia di ascoltare in quel momento.

Una città in cui convivono culture differenti, anche a tavola. Per strada si sente profumo di cibo a tutte le ore e in realtà, la gente, mangia – e  beve – a tutte le ore, di tutto: dalle patatine fritte, alla salsiccia arrosto, ai tacos, alla pizza, al sushi e chi più ne ha, più ne metta. In una manciata di giorni ho mangiato indiano, messicano e non so cos’altro. Però, il mio posto del cuore è stato il George’s Great British Kitchen. Il ristorante è bellissimo, l’atmosfera calda e accogliente e il cibo, davvero ottimo. Abbiamo assaporato piatti della cultura gastronomica britannica, eccellenti. Un fish and chips strepitoso e un gelato che era una vera chicca, perché poco dolce, cremosissimo, e servito con un batuffolo di zucchero filato accanto. Il contrasto mi ha sorpresa, così come la presentazione. Per non parlare della mia torta di mele… un sogno. 

A Liverpool c’è il mare e dove c’è il mare, in genere, ci sono anche i gabbiani. Li sentivo cantare dall’alto, vedevo le loro ombre riflettersi sull’asfalto e giuro che il loro verso, che in un certo senso è stata la mia “colonna sonora” di quei giorni, mi ha fatto pensare alla musica di “Tomorrow never knows” dei Beatles. Potrei anche sbagliarmi, ma ho come la sensazione che la cosa non sia stata affatto casuale, forse voleva essere un riferimento ben preciso alla loro città natale, un omaggio, un modo per dar vita ai ricordi. Però, a parte questo, voi li avete mai visti dei gabbiani passeggiare indifferenti per le vie del centro, fermarsi davanti alle vetrine dei negozi e mescolarsi tra la gente? Beh, io sì ;)

Liverpool è una “piccola” città, che vi consiglio assolutamente di girare a piedi sia perché è piccola davvero, ma soprattutto perché ogni angolo può riservare delle sorprese inaspettate. E’ una città che lascia la bocca buona e che ha superato di gran lunga le mie aspettative. Riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco, piena di verde, attraversata dal fiume Mersey e affacciata sul mare d’Irlanda. E’ la città dei Beatles e della beat music, dello sport e dell’arte. Accogliente, colorata e piena di angoli pittoreschi dove trovare negozi di dischi che vendono vinili da collezione rarissimi o gallerie d’arte dove ti può capitare (e mi è capitato) di imbatterti, ad esempio, nelle opere di Bob Dylan. E’ piena di locali, negozi, attrazioni e musei e gli abitanti sono accoglienti, calorosi e “rumorosi”.

C’e una cosa, però, che mi ha ferita parecchio, il numero impressionante di senzatetto. C’è stato un momento in cui i miei occhi hanno incrociato quelli azzurri e profondi di uno di loro. Ha alzato la sua testa proprio mentre stavo passando io. Quegli occhi mi hanno trafitta. Gli occhi tristi li riconosci, c’è poco da fare. Ci siamo guardati e seguiti con lo sguardo per una manciata di secondi che mi sono sembrati infiniti. E’ come se quegli occhi mi fossero entrati dentro, insieme ai suoi pensieri e alla sua tristezza. Ho continuato a camminare e intanto mi sono scese le lacrime. Mi sono fermata, girata e sono tornata indietro.

Mi sono inginocchiata davanti a lui che teneva la testa bassa e quando si è accorto della mia presenza, l’ha sollevata. Ci siamo guardati negli occhi, ancora una volta. (Gli occhi). Mi ha riconosciuta. Ci siamo riconosciuti in un modo speciale. Gli ho messo nella mano la banconota da 10 sterline che avevo in tasca, ho accennato a un sorriso e sono andata via piangendo.

Credo che quegli occhi non li dimenticherò mai.

Ora, però, vorrei che fossero le immagini a parlare. Non credo di aver mai messo così tante foto in un post, ma questa città lo richiede, perché le immagini risultano indispensabili per raccontare la sua bellezza essenziale, maschile, muscolare, senza troppi fronzoli, in cui passato e presente convivono alla perfezione, in un’armonia di forme, colori e contrasti che abbagliano.

Che il racconto illustrato abbia inizio.

Liverpool è anche Beatles, naturalmente, d’altro canto, è la città natale dei Fab Four, e ci sono zone della città in cui li si respira in ogni angolo. Una di queste è la famosissima Mathew Street, dove al numero 10, è possibile trovare il ricostruito Cavern Club, luogo leggendario, in cui nacquero i Beatles. Vi si esibirono ben 292 volte. Del Cavern originale (che si trovava a pochi metri di distanza da quello attuale) non rimane più nulla, perché venne in parte demolito a causa dei lavori per la costruzione della metropolitana (era il 1973). Nel 1984, però, venne ricostruito a immagine e somiglianza del precedente. Il muro dietro al palco è l’esatta riproduzione di quello dell’epoca e posso assicurarvi che l’aria che si respira al suo interno non è affatto quella di un luogo turistico, anzi!  Il nuovo Cavern ha ospitato, tra gli altri, i Rolling Stones, gli Who, Elton John, i Queen, i Kinks, Stevie Wonder, Oasis, Adele, e tantissimi altri nomi importanti.

I Fab Four, sono sicuramente tra le attrazioni turistiche più importanti della città. C’è un museo, il “The Beatles Story“, che racconta la loro storia attraverso foto, vestiti e strumenti musicali, tra cui il pianoforte con cui John Lennon scrisse “Imagine”. E’ anche possibile seguire le loro tracce facendo tour per la città (con autobus o taxi privati) che vi condurranno a Penny Lane, Strawberry Fields e a spasso nel quartiere in cui John, Paul, George e Ringo sono cresciuti. 

E passeggiando nella zona del Docks (Albert Dock), ecco che te li puoi ritrovare davanti :) Una statua in versione in 3D di una delle foto che Dezo Hoffmann scattò ai Beatles nei primi anni della carriera.

Ma come dicevo nel titolo del mio post, Liverpool non è solo Beatles, anzi. E’ una città capace di stupire e meravigliare. L’Albert Dock, ad esempio, un tempo era un porto abbandonato e malfamato. Oggi l’intera zona è stata interamente riqualificata, trasformata in un centro culturale e riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Nei vecchi magazzini sono ospitati la Tate Gallery, il museo marittimo e il museo dei Beatles. Potete passeggiare, godervi il panorama, guardare i negozietti e mangiare qualcosa in un pub o in uno dei tanti Food Truck. 

Imprescindibile una passeggiata nel Georgian Quarter, tra i suoi bellissimi edifici storici in stile Georgiano, appunto, tra mattoncini rossi e portoncini colorati. In questo quartiere ci sono anche alcuni dei pub più belli di Liverpool. Uno su tutti è il Philharmonic Dining Rooms (The Phil), classificato dall’English Heritage come edificio d’interesse eccezionale. E’ stato uno dei luoghi di ritrovo preferiti dai Beatles agli inizi della loro carriera. Nota è una frase attribuita a John Lennon, con cui spiegava che “non poter più andare al Phil per farsi un drink”, era uno dei prezzi da pagare per il successo. Potete trovare alcune foto di questo splendido locale sul mio profilo Instagram (qui ).

Mentre passeggiavamo per raggiungere il Georgian Quarter e la cattedrale Anglicana (considerata una delle chiese più belle del mondo), ci siamo imbattuti nell’arco d’ingresso del quartiere cinese di Liverpool. E’ la porta cinese più grande d’Europa, alta 50 metri e larga 15. 

Quelli che seguono sono alcuni scatti fatti in giro per la città. Il nostro hotel si trovava sulla centralissima Dale Street.

Liverpool è tante facce… Tante, tantissime facce e artisti di strada <3

Un posto che mi è rimasto particolarmente nel cuore è Crosby Beach. Mi rendo conto che possa sembrare alquanto bislacca l’idea di andare a fare due passi sul mare a Liverpool, soprattutto nel mese di ottobre e con una temperatura che non è certo quella che abbiamo qui da noi, ma giuro che ne è valsa la pena e lo rifarei ancora, decine e decine di volte.

Un viaggio di 20 minuti in treno (metropolitana) per raggiungere la stazione di Waterloo, per fare una passeggiata rilassante sulla sabbia, tra mare e dune e ammirare l’opera dell’artista inglese Antony Gormley.

Le statue di cento uomini di ferro disseminate su 2km di spiaggia. Immerse nella sabbia, nell’acqua e lasciate arrugginire sotto le intemperie.

E’ bellissimo il messaggio, il senso, perché vuol essere un omaggio alla memoria di tutti i migranti che arrivano quotidianamente sulle coste d’Europa in cerca di una nuova vita, con la speranza di trovare un po’ di pace e potersi lasciare finalmente alle spalle stenti, miseria e disperazione, ma con l’amara consapevolezza che non vi sono garanzie di sopravvivenza. 

Tirava vento, il cielo era quasi nero, minacciava pioggia e io non riuscivo a tener fermo lo sciarpone di lana in cui mi ero avvolta.

Attorno a me un paesaggio mozzafiato. L’esperienza mistica e suggestiva… 

Spero che questo piccolo viaggio virtuale vi sia piaciuto, e soprattutto spero di avervi fatto venir voglia di visitare questa “piccola” città inglese che, come avete avuto modo di notare, è anche Beatles, ma non solo. Ho fatto una piccola selezione di ciò che ho visto, ma non è tutto. I luoghi da visitare sono moltissimi. Per eventuali info o suggerimenti di viaggio, sono qui ;)

Come sempre grazie per aver avuto il piacere di leggermi.

M.

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16 Comments

  • Reply Berry 22 Ottobre 2018 at 11:13

    Meraviglioso, tutto.

    • Reply m4ry 22 Ottobre 2018 at 11:22

      Grazie di cuore, amica <3

  • Reply Francesca 22 Ottobre 2018 at 15:03

    Il colore vince. Il colore irrompe. Il colore parla. Il colore pulsa. Il colore scalda. Il colore riempie. Il colore incanta. Il colore rallegra. Il colore serve. Il colore è vita. Ed eccola la vita, quella di una città, delle sue anime, di chi la osserva e ci cammina, di chi vi è sempre e di chi vi è solo di passaggio, ma tutto sa cogliere…
    Non vado da tanto, troppo, in Inghilterra… ma conservo una scia di ricordo, un imprinting che non va via dagli occhi e che ritrovo in queste atmosfere, nei palazzi, nelle vie, nelle architetture e in quel grigio che non è cupo, se il sole lo si ha dentro…
    Grazie per il viaggio, amica, valeva la pena aspettare per fare questo post… hai fermato tutto, come si ferma ciò che vogliamo tener dentro. E lì resta.

    • Reply m4ry 22 Ottobre 2018 at 15:54

      Ci ho lavorato tanto su questo post, e tu lo sai… non solo sulle foto, ma anche sui contenuti. Ci tenevo tantissimo a descrivere questa città, per come l’ho vista e sentita. Sì, mi ha colpita e sai una cosa? Mi ha fatto lo stesso effetto che mi fece Londra la prima volta… e cioè, l’intensità del piacere si è manifestata in modo ancora più forte una volta a casa, quando pian piano ho metabolizzato e lasciato sedimentare il senso del viaggio intero e tutto ciò che ho visto. Come sono stata. I pensieri, con le loro curve e rettilinei. Sta tutto in queste immagini, ma soprattutto dentro di me.

  • Reply Cavaliere oscuro del web 22 Ottobre 2018 at 19:49

    Un bel reportage, ci hai fatto viaggiare in una città tutta da scoprire come Liverpool.
    Serena notte.

    • Reply m4ry 22 Ottobre 2018 at 20:23

      Grazie mille :) Serena notte anche a te!

  • Reply zia Consu 22 Ottobre 2018 at 20:51

    Tesoro, ho guardato i tuoi scatti più e più volte..me ne sono innamorata! Complimenti!

    • Reply m4ry 22 Ottobre 2018 at 20:56

      Uh! Grazie di cuore Consu! Un abbraccio :*

  • Reply Fernanda Nanula 23 Ottobre 2018 at 8:58

    bellissimo leggerti, è come essere con te attraverso le parole e le foto nei luoghi che frequenti!!
    bacio

    • Reply m4ry 23 Ottobre 2018 at 9:29

      Grazie di cuore anche qui, Annina <3 Mi fa piacere condividere con voi le esperienze che mi lasciano cose belle. E' un po' come donarvele.

  • Reply sandra 23 Ottobre 2018 at 10:04

    <3

    • Reply m4ry 23 Ottobre 2018 at 10:08

      <3

  • Reply ipasticciditerry 23 Ottobre 2018 at 13:36

    Bello bello bello bello!!! Me lo sono goduta con calma e non è escluso che tornerò a riguardarmi le immagini. Non immaginavo fosse così bella … non so, me l’aspettavo più “grigia” più incolore, invece non è così. Sei riuscita a trasmettermi le tue emozioni ed è valsa la pena aspettare. Grazie amica, un abbraccio grande

    • Reply m4ry 23 Ottobre 2018 at 14:52

      Infatti, è proprio quello che colpisce, il colore a terra e il grigio del cielo che fa da cornice perfetta. Sono felice che il viaggio virtuale ti sia piaciuto. Un abbraccio :*

  • Reply Dario 23 Ottobre 2018 at 23:15

    Bellissimo, per i fan dei Beatles immancabile!

    • Reply m4ry 24 Ottobre 2018 at 7:30

      Sì, è vero, li senti nell’aria, come se fossero lì con te.

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