E la poesia cosa leggera
Alessandro Mannarino
Persa nel vento s’è fatta galera
Si spreca la luce si passa la cera
Sopra il silenzio di questa preghiera
Cari amici buongiorno! Eccomi qui, puntuale come un orologio svizzero. Avevo promesso che sarei mancata una sola settimana e così è stato. Che si sappia, però, che per riuscirci, ho fatto i salti mortali, perché le ultime due settimane sono state davvero piene.
Come vi avevo accennato, sono stata molto impegnata in uno shooting per il brand UNDICI FRAGRANZE (se vi fa piacere, trovate QUI alcuni dei miei scatti. Dovete scorrere nella pagina, giù, giù in fondo, fino a raggiungere una brochure), e poi, a seguire, mi sono totalmente dedicata all’ intervista fiume del mio carissimo amico Alessandro Vailati, che potete trovare QUI. È stato bellissimo ed emozionante rispondere a ruota libera a tutte le sue domande, grazie alle quali ho potuto rivivere parte del percorso che mi ha portato fino a oggi e alla pubblicazione di Balance of light and dark.
Ma ora, eccomi qui! Pronta per affrontare un nuovo weekend (stamattina, per qualche frazione di secondo, mi sono illusa che fosse già sabato) e a donarvi questa ricetta da leccarsi i baffi… Siate sinceri, le foto non vi fanno venir voglia di affondarci subito la forchetta?
Per dire, pur ammirando l’innovazione (io stessa amo rivisitare piatti della tradizione e svilupparne di intriganti), gli impiattamenti ricercati tutti precisini e fighetti, con un funghetto qui e una carotina là, acque colorate e chi più ne ha, più ne metta… NULLA, e dico NULLA, mi solletica l’appetito come un bel piatto da trattoria. E con questo non sto dicendo che il piatto debba essere stracolmo di cibo (guai, mi passa la fame in un secondo, se no), ma semplicemente che mi piace la cucina genuina, ricca, che strizza l’occhio alla tradizione e che innova senza stravolgere. Mi piace poter riconoscere visivamente gli ingredienti principali del mio piatto. Amo che se ne stiano lì, senza troppi travestimenti e giochi di prestigio, a farsi ammirare e invogliarmi.
E a questo punto, potrei infilare nel mio discorso qualche considerazione sull’introduzione della farina di grillo nel nostro mercato, ma eviterò. Perché mi toccherebbe sconfinare in questioni di carattere politico e proprio non ne ho voglia. Anche perché, lo avrete capito da un pezzo, la mia filosofia è: VIVI E LASCIA VIVERE. Che ognuno si mangi quel che vuole. Per quanto mi riguarda, questo tipo di alimento, non è nelle mie corde. Non mi interessa e non mi incuriosisce assaggiarlo e l’idea mi fa alquanto schifo, così come accade per moltissime altre cose: fegato, cervello, interiora, formaggi puzzoni, rane e potrei continuare.
Eppure, è già iniziata la fase in cui le due fazioni, PRO GRILLO – CONTRO GRILLO, si scambiano affettuosi convenevoli, dandosi reciprocamente degli imbecilli. Ma perché? Ti vuoi mangiare la farina di grillo? Fallo! Che ti importa se io non lo voglio fare? Ti cambia qualcosa? Boh. Ormai siamo capaci di dividerci in fazioni anche sull’acqua minerale. “AH… TU BEVI QUELLA FRIZZANTE? SEI UN DEMENTE!”. Robe così, per tutto… rimanendo (quasi) sempre nella sfera delle stronzate, però.
Perché se si tratta di compiere azioni concrete per manifestare il nostro dissenso su questioni serie, come il costo del diesel che ha raggiunto i 2 euro al litro, nonostante il prezzo del barile fosse sui 77 euro (nel 2008, quando il barile ha raggiunto il prezzo massimo di 145 euro, il gasolio andava a 1 euro e 35 centesimi al litro) o sulle bollette di luce e gas, o sul prezzo di tutti i prodotti schizzati alle stelle (come se arrivassero tutti dall’Ucraina), ce ne stiamo tutti zitti e composti.
Siamo diventati contestatori da salotto. Divano (per chi ce l’ha), copertina, birra in una mano, cellulare nell’altra e via andare, ad accapigliarci sulle futilità, mentre continuano a prenderci per i fondelli in tutti gli ambiti, in tutti i modi possibili, dandoci in pasto notizie su cui perdere tempo a litigare e distogliere la nostra attenzione dai problemi reali. PROBLEMI REALI! Scuola che cade a pezzi (e ignoranza dilagante), sanità che cade a pezzi, città letteralmente cadute a pezzi, costo della vita diventato insostenibile, numero dei poveri in aumento, attività che chiudono, città sempre meno sicure… Ma ecco, vuoi mettere? Dobbiamo pensare a Sanremo, ai grilli, ai gossip su Matteo Messina Denaro e cose così… “Maestà, il popolo ha fame! Dategli Zelensky in collegamento a Sanremo!”
Per non parlare di come cercano di convincerci, sempre più, che MENO è MEGLIO. E durante il World Economic Forum è stato detto chiaramente: “Non POSSIEDERAI nulla e SARAI felice“. NOI, però! Perché per i ricchi e i potenti, non vale. Loro saranno sempre più ricchi e sempre più potenti, sulle nostre spalle. Noi, i nuovi schiavi degli anni 2000, con i diritti sempre più contratti e in alcuni casi azzerati, fino al punto di essere arrivati a considerare il lavoro un privilegio, anche se sottopagato e svolto in condizioni pessime (per non dire disumane).
E così, dopo averci condizionato l’intera esistenza educandoci al capitalismo e al consumismo più sfrenato, ora ci dicono che la vera felicità risiede nel non possedere nulla e nel non avere alcuna aspettativa di stabilità. Il posto fisso? Cacca! La casa di proprietà? Cacca! E cose così… Il sacrificio è sano, come l’alienazione. Tutto ormai è liquido, i libri, la musica, i film che guardiamo in tv. Non possediamo più nulla, solo abbonamenti a piattaforme virtuali. Il contante? NO! Mai sia, favorisce l’evasione… Se quest’estate, mentre ero a Zurigo, non avessi avuto del contante con me, non so come avrei fatto, visto che le mie carte non hanno funzionato per un giorno intero, a causa di problemi tecnici sul circuito bancario…
Concludendo, se i nostri cari “giornalisti” e politici sono riusciti a trasformare una guerra seria, in cui c’è gente vera che muore tutti i giorni, in una sorta di show (perché tutti i protagonisti sono una massa di comici), credo che non ci sia altro da aggiungere…
Comunque, ero passata di qui solo per lasciarvi la ricetta di un piatto di pasta, ma mi sa che la cosa mi è sfuggita un pelino di mano, perché questo post è un mega volo pindarico, ne sono consapevole.
Così, tornando alla mia ricetta di oggi, questa pasta è favolosa. Il gusto è intenso e deciso, ci sono tutte le consistenze giuste e la scarpetta con un bel pezzo di pane casereccio, è d’obbligo. La salsa di pomodoro è corposa, i pomodorini sono dolci, la crema di pecorino è saporita e vellutata e il guanciale croccante è una meraviglia… Per non parlare del profumo d’origano. Insomma, dovete provarla per forza! Non ci sono scuse, anche perché la preparazione è semplice e veloce e mangiarla vi renderà felici.
Bene, penso sia tutto! Vi saluto, vi auguro un piacevole weekend e vi do appuntamento alla prossima settimana, con la ricetta di una torta squisita!
A presto!
M. 🍂


- 200 gr di mezze maniche rigate
- 130 gr di pomodori ciliegini
- 100 gr di guanciale
- 1 barattolo di pelati
- 25 ml di vodka
- 50 ml di acqua
- 120 gr di pecorino romano grattugiato
- q.b. sale, pepe, olio evo, aglio in polvere, origano
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Lavate i ciliegini, tagliateli a metà e disponeteli in un pentolino antiaderente molto caldo, irrorato con un filo d'olio. Fateli cuocere a fiamma viva per qualche minuto. Non dovete girarli o muoverli. È necessario che restino integri. Una volta spenta la fiamma, conditeli con altro olio, sale, pepe, aglio in polvere, origano e qualche pizzico di sale e tenete da parte.
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Tagliate il guanciale a listarelle e saltatelo a fiamma media in un'ampia padella già calda. Il guanciale deve risultare croccante e rilasciare il suo grasso. Togliete parte del guanciale e tenetelo da parte (vi servirà per la decorazione del piatto). Aggiungete al guanciale rimasto e al suo grasso (se vi sembra troppo, eliminatene un po' con un cucchiaio), i pelati schiacciati con le mani. Aggiungete aglio in polvere e sfumate con la vodka. Aggiungete l'acqua, salate, pepate e fate restringere.
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Cuocete la pasta in abbondante acqua salata (ricordate che il pecorino romano è particolarmente sapido). Intanto che la pasta cuoce, preparare la crema di pecorino mettendo nel bicchiere del frullatore a immersione 100 gr di pecorino, pepe nero macinato e un mestolo di acqua calda. La crema tende a rapprendersi velocemente, pertanto, preparatela all'ultimo minuto. Frullate fino ad ottenere una crema liscia e setosa. Nel caso, aggiungete ancora un po' di acqua. Scolate la la pasta al dente e completate la cottura nel sugo, aggiungendo un po' di acqua di cottura, se necessario. Aggiungete parte della crema di pecorino e mantecate.
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Distribuite le mezze maniche nei piatti di portata, aggiungete il guanciale croccante tenuto da parte, i pomodorini, la crema di pecorino, un filo d'olio e, a piacere, un po' di pecorino grattugiato. Servite subito.



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2 Comments
Questa pasta è supergoduriosa! A noi piace provare nuovi condimenti per i primi piatti ma non ho mai utilizzato la vodka nel sugo per la pasta. La proverò sicuramente. Ora vado a sbirciare altre ricette e altre foto……bellissime!
Ciao Monica, grazie mille! A me piace molto usare alcolici insoliti per insaporire i sughi.Spero che la tua passeggiata, tra queste pagine, sia stata piacevole.A presto e buona giornata!